Insomma cinghia stretta su qualita' e quantita' e sacrificate addirittura le spese primarie meno toccate nella prima parte della crisi e il suo perdurare e' stata la seconda recessione che ha colpito l'Italia, dal secondo semestre 2011, generando gravi effetti sulle possibilita' di spesa delle famiglie.
Uno spending review per le famiglie italiane che per il centro studi di Confindustria e' dovuto a determinanti oggettive: in primis, i posti di lavoro persi, 690 mila occupati in meno tra 2007 e 2012 e l'aumento di tasse dirette e indirette, peggiorando di molto i bilanci familiari.
Un spesa complessiva per consumi finali arretrata del 6,6%, in termini reali e dover stringere di piu' la cinghia sono quelle famiglie di coppie senza figli con un capofamiglia tra i 35 ed i 64 anni, con una sofferenza maggiore per le famiglie che vivono giu' nel meridione.
Ed e' proprio da questi fattori che sono cambiate le abitudini di spesa degli italiani, con una riduzione dei consumi superflui e una corsa ai discount, con un occhio di riguardo alle promozioni e agli sconti, ed uno scivolamento dai prodotti di marca verso i prodotti commerciali e quelli unbranded, in poche parole, si compra meno in quantita' e si sacrifica sempre piu' spesso la qualita'.
I prodotti che vengono acquistati sempre di meno sono pane e cereali, - 14,8% tra 2007 e il 2011, per un rispermio di 141 euro annue, riducendo anche le spese per le visite mediche con una percentuale di risparmio di -25,3%, 110 euro risparmiati.
Si comprano sempre meno riviste e giornali e scende a -23,1% la spesa in abbigliamento con un risparmio di circa 309 euro all'anno, giustamente c'e' da dire inoltre che le abitudini di spesa cambiano in base alle tipologia di famiglia.
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