Un tempo si svuotavano cantine e soffitte per fare spazio o per liberarsi di pezzi di arredamento inutilizzati da anni. Oggi, con la crisi che strangola tante famiglie, vendere vecchie poltrone, ma anche abiti, libri, dischi e oggettistica per la casa diventa una necessità per far fronte alle spese quotidiane. E sono sempre più le famiglie che scovano nei bauli oggetti che trovano un nuovo utilizzo grazie a chi li acquista da Portobello, il mercatino dell'usato che si trova a Ponte e che da quindici anni dona nuova vita a oggetti dimenticati.
Tutto iniziò nel 1998, quando un giovane bellunese decise di mettersi in gioco sfidando un ambiente forse non ancora pronto e sufficientemente aperto a un sistema di compravendita dell’usato che aveva, al contrario, già trovato positivo riscontro nelle vicine province trevigiane e vicentine. Fu proprio una visita a uno di questi magazzini pieni di passato, permeati dall'odore di antico e di vissuto, a convincere Stefano De Barba ad aprire Portobello.
«All'inizio era un semplice deposito di mobilia varia, recuperata dai parenti e dagli amici, da chi voleva disfarsi delle proprie cose o da chi sperava di poter rimediare qualche soldo dalla vendita di beni», racconta. Con il tempo però, Portobello si è ingrandito, e negli 800 metri quadri che occupa oggi si possono trovare oltre 20 mila articoli, che vanno dal mobile al lampadario, dall’abito nuziale al body bimbo, dal set tazzine da collezione al quadro d'autore, fino ai fumetti, al vinile ricercato, la bigiotteria, il best seller letterario dell'anno. «Il cliente è vario, e noi cerchiamo di andare incontro alle sue aspettative, che cambiano nel tempo», continua il titolare dell'attività. Negli anni hanno varcato la soglia di Portobello collezionisti a caccia di tesori nascosti e proprietari di immobili da affittare che avevano bisogno di arredare in parte gli appartamenti, bellunesi e anche tanti turisti, incuriositi dalla quantità di materiale.
Negli anni è cambiata la tipologia di chi si rivolge a Portobello per vendere qualcosa. «Oggi il riciclo non è più una moda ecologista o la mera esigenza di fare spazio in casa per riempirla di cose nuove: è una nuova necessità, dettata dal risparmio o dal bisogno», continua De Barba.
Oggi, insomma, non ci si può più permettere di sprecare nulla, e vendere oggetti che non si usano più aiuta tante famiglie a far fronte alle piccole o grande spese quotidiane. E aiuta chi è in difficoltà a trovare merce a buon prezzo. Lo dimostra il reparto abbigliamento, inaugurato nell'agosto del 2010, dove si trovano abiti a prezzi molto contenuti: «Non posso permettermi di fare magazzino, quindi a fine stagione tutto l'invenduto deve essere ritirato dai clienti (che lo possono riportare la stagione successiva). Altrimenti finisce nel bidone della Caritas», spiega De Barba. I capi estivi vengono ritirati dal 1° marzo alla fine di agosto, quelli invernali dal 1° settembre al 28 febbraio. Poi c'è la panchina. Si trova all'ingresso del mercatino, e ospita gli oggetti non ritenuti vendibili, ma che magari possono interessare a qualcuno che li può prendere gratis. «Questi articoli possono essere prelevati anche fuori orario di negozio, quindi le persone più bisognose possono conservare la loro privacy», continua De Barba. E i prelievi sono costanti. Oggi questo nuovo trend di fare economia sta facendo il giro d'italia, arrivando anche in Toscana, dando vita ad un vero e proprio mercato all'aperto, come ad esempio a Poggio a Caiano, un piccolo paesino alle porte di Firenze, dove tante sono le iniziative a cura della Pro-Loco.

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